Nel dibattito confronto svoltosi il 22 marzo nella sala Molinari presso la biblioteca civica di San Salvario dal titolo ” L’uomo nuovo esiste già?”, in cui si è cercato di indagare il gap di genere da un’angolazione anche maschile ho ascoltato per la prima volta nell’intervento di Nadia Conticelli la realtà della prevalenza degli uomini nelle cause di morte da suicidio. Va ricordato che Nadia correttamente ha menzionato anche altre tipologie di decessi in cui la pressione sociale sul ruolo maschile si fa sentire. Le parole di Nadia, di Roberto (l’emozione più espressa dagli uomini è la rabbia), di Margherita (ha più volte citato il libro “Maschio per Obbligo”), di Omar (su ciò che l’uomo è e cio che la società gli chiede di essere) e di tanti altri interventi durante l’approfondito dibattito, con e tra il pubblico in sala, mi hanno sospinto ha proseguire nell’approfondimento di queste sollecitazioni. Desidero qui condividere alcune riflessioni lette in un articolo di Alberto Infante del maggio 2020 in cui a partire dall’analisi dei dati sui suicidi che, in italia e non solo, vedono in quattro casi su cinque coinvolti i maschi.
“Come ridurre tale gap? Spesso la parola d’ordine in psicologia è convincere gli uomini che “possano piangere”. Il punto però è che spesso gli uomini si ritrovano a piangere a vuoto, non essendoci nessuno che li ascolti. Al posto di dare la colpa a loro perché non si aprono, forse dovremmo essere noi più attenti ad ascoltarli e ad aiutarli prima che arrivi il punto di non ritorno, ad esempio tramite campagne, servizi e centri gratuiti specificamente indirizzati verso gli uomini.”
Ed ancora “Inoltre sappiamo che il tasso di suicidi per motivi economici è ancora più a maggioranza maschile: quasi la totalità. È indubbiamente legato alla pressione esclusivamente maschile a mantenere, una pressione storica, che in passato era addirittura legge (vi era l’obbligo del marito a mantenere la moglie). Questo vuol dire che in caso di tracollo finanziario, la situazione, per un uomo, che ha la pressione sociale a mantenere sua moglie e i suoi figli, sarà un rischio suicidario maggiore che per una donna, che non ha tale pressione sociale.” Dopo ulteriori approfondimenti l’articolo conclude con “È dunque necessario costruire interventi e campagne di sensibilizzazione che abbiano come target gli uomini”.
Oggi i casalinghi di genere maschile sono forse meno dell’uno per cento. La cultura della parità di genere deve essere tale da permettere loro di diventare casalinghi con tutta la dignità del ruolo, oggi stereotipo riservato al genere femminile. Da qualunque punto di vista si affronti il tema di una reale parità di genere ne emerge che, per raggiungere realmente l’obiettivo, è necessario ridefinire i paradigmi culturali per entrambi i generi. Provo a concludere sintetizzando alcune indicazioni emerse anche nel dibattito e traguardabili con concrete azioni legislative ed amministrative. Emergono quali punti nodali: • Un nuovo assetto della genitorialità che potrebbe essere rinnovata anche attraverso un deciso ampliamento della legislazione a favore dei permessi parentali retribuito per la figura paterna. Con il duplice effetto da un lato sull’assetto dei ruoli genitoriali, dall’altro nel contribuire a rendere sempre più paritetico il rapporto uomo donna nel mondo del lavoro. • Ampliamento del tempo scuola e abbattimento dei costi nella fascia fino alle medie inferiori. • Azioni amministrative di stimolo e supporto verso le associazioni rivolte ad accompagnare l’evoluzione dei rapporti di genere in senso paritetico • Azioni educative in fase di orientamento scolastico rivolte alla rimozione degli stereotipi che ancora persistono nel ritenere lavori e percorsi formativi più idonei al genere femminile piuttosto che a quello maschile • Diffondere una cultura del benessere che ponga attenzione alla centralità nell’equilibrio tra esigenze lavorative e familiari • Porre i temi delle nuove fragilità e dei nuovi modelli maschili tra gli orizzonti delle politiche di sostegno e sviluppo alle diverse forme d’arte Naturalmente tutto ciò senza minimamente dimenticare tutte le battaglie che i movimenti delle donne hanno fin qui condotte, anzi le considerazioni di cui sopra emergono oggi all’ordine del giorno proprio perché significative conquiste dei movimenti femminili si sono sempre più concretizzate.