Un’indagine appena pubblicata della Fim, il sindacato dei metalmeccanici della Cisl, ha rilevato che le donne vengono premiate meno degli uomini: i superminimi delle donne sono del 15,5% più bassi rispetto alla media. L’indagine ha riguardato 701 aziende metalmeccaniche su dati 2021 collocate su tutto il territorio nazionale con più di 50 dipendenti, imprese che in Italia hanno l’obbligo di presentare un rapporto annuale sul trattamento di uomini e donne sul lavoro.
Il rapporto ha solo confermato una realtà diffusa sia in Italia che in Europa e a cui l’UE ha voluto dare una prima risposta.
La direttiva europea 2023/970 per la parità di retribuzione fra uomini e donne, in vigore da maggio, mira a affrontare il gender pay gap, ovvero la disparità di salario tra uomini e donne. Una maggiore trasparenza consentirebbe di rivelare pregiudizi e discriminazioni di genere nelle strutture retributive di un’impresa o di un’organizzazione. L’Italia e gli altri Paesi membri avranno tre anni di tempo per recepirla: il termine è fissato al 7 giugno del 2026.
Ecco alcuni punti chiave della direttiva:

  1. Trasparenza dei Livelli Retributivi: La direttiva richiede che i lavoratori e i loro rappresentanti abbiano accesso a informazioni chiare e complete sui livelli retributivi individuali e medi, suddivisi per genere.
  2. Divulgazione nei Annunci di Lavoro: Le informazioni sul livello retributivo iniziale o sulla fascia di riferimento devono essere rese note già negli annunci di lavoro o prima del colloquio. Ciò consente ai candidati di avere informazioni sufficienti per valutare le offerte e negoziare adeguatamente.
  3. Diritto all’Informazione: I lavoratori hanno il diritto di richiedere e ricevere per iscritto informazioni sul proprio livello retributivo individuale e sui livelli retributivi medi, suddivisi per sesso, delle categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore. Il datore di lavoro ha due mesi per rispondere a tali richieste.
  4. Risarcimento per Discriminazione Retributiva: La direttiva prevede che chi subisce una discriminazione retributiva basata sul genere possa ottenere un risarcimento che comprenda il recupero delle retribuzioni arretrate, dei bonus e dei pagamenti in natura, oltre a risarcimenti per opportunità perse, danni immateriali e altri danni pertinenti.
  5. Obblighi per le Imprese: Le imprese con più di 250 dipendenti (in Italia 50) dovranno riferire annualmente all’autorità nazionale competente sul divario retributivo di genere all’interno dell’organizzazione. Le imprese più piccole dovranno farlo ogni tre anni.