Il concetto di “confine” può assumere diverse sfaccettature e significati a seconda del contesto e della prospettiva da cui lo si osserva.
Può rappresentare una barriera invalicabile, un limite fisico o geografico che separa luoghi, culture o identità. In questo senso, i confini possono essere cause di sofferenza e ingiustizia quando vengono utilizzati per discriminare, escludere o sottomettere le persone:
il carcere visto come un confine sociale con gli abusi, violenze, vulnerabilità e discriminazione che possono verificarsi al suo interno
la disparità nell’accoglienza dei rifugiati in base alla loro origine geografica
il rifiuto delle ragioni profonde che spingono milioni di persone a lasciare i propri paesi d’origine ogni anno.
D’altra parte, i confini possono anche essere visti come traguardi da raggiungere o sfide da superare.
Possono rappresentare opportunità di crescita individuale e collettiva, spingendo le persone a esplorare nuovi orizzonti, a superare limiti personali e a scoprire nuove prospettive.
I confini possono essere luoghi di incontro e scambio culturale, dove le differenze possono arricchire le comunità anziché dividerle.
I confini quindi non sono solo fisici, ma possono essere anche immateriali, come quelli internet, politici, socioeconomici o culturali. Possono delineare chi siamo come individui e come società, ma allo stesso tempo possono essere ridefiniti e sfidati per promuovere una maggiore inclusione, equità e comprensione reciproca.
E’ terminato domenica il festival di Emergency ‘Il confine’ che si è svolto a Reggio Emilia dall’1 al 3 settembre. Hanno partecipato numerosi intellettuali, artisti, giornalisti, professionisti di varie discipline, tra i più rappresentativi della nostra società.
Gli eventi sono online, in streaming